martedì 9 aprile 2013

Parlantina galoppante


Stamattina mi sono svegliata con la parlantina galoppante. Ed essendo in casa da sola con la nanetta di neanche tre mesi, per evitare di impallare lei con discorsi dalla profondità importante, mi sono finalmente decisa a tirar fuori il notebook e a ricomiciare a scrivere.
La mia improvvisa loquacità è stata scatenata da due avvenimenti.
Il primo, un articolo su una rivista riguardante Amsterdam (città che non ho ancora visto).
Il secondo, una chiacchierata su whatsapp con le amiche storiche sul nostro nuovo ruolo di mamme (scrivo qui, per evitare di impallare anche loro con i miei monologhi… che io scrivo scrivo scrivo e poi vedo che una ad una smettono di rispondere… si saranno impiccate? Ok, almeno però la conversazione non l’hanno abbandonata, altrimenti whatsapp mi avrebbe avvisata… Nulla, avranno buttato il telefono. Giao amighe!! Scrivo di qui adesso eh!!).
Vabbuò, dicevamo, due avvenimenti scatenanti: Amsterdam e nuovo ruolo di mamma. Ok. Il primo cozza incredibilmente con il secondo. Questo è stato il mio pensiero.
Mi son ritrovata a riflettere su quante cose ancora non ero riuscita a fare, quante città non ancora viste, esperienze non vissute, per arrivare alla ovvia conclusione che, ohibò, oramai sarebbe stata dura farle-vederle-viverle.
Poi mi sono fatta un caffè, ed è passato tutto.
Che certo vedere Amsterdam ora, con una pupa di tre mesi scarsi, sarebbe stata dura (siamo italiani, non abbiamo la “randagità” dentro e sicuro sicuro, aspetterò che Heidi abbia almeno un anno prima di prendere l’aereo… me lo sento), riesco ancora a dimenticarmi oggetti a casa solo per andare a fare un giro al mercato (cacchio, il ciuccio. Ops, la copertina… Ah due pannolini non bastavano?) figuriamoci per uscire dallo Stato cosa combino. (per quest’estate infatti mi limiterei a cambiare regione, scegliendone una anche abbastanza vicina). Oh, del resto fino a tre mesi fa il mio unico pensiero prima di uscire era “dove ho messo il telefono?”, datemi tempo ecco.
Quindi, non ora, va bene, ma sono certa che nel giro di qualche mese si potrà provare  a farle-vederle-viverle tutte queste cose, città ed esperienze. Esperienze che non saranno più le stesse di prima, ma che per forza di cose, saranno per un verso “filtrate” e per un altro verso “rinforzate” dagli occhi di una bimba. Quei due occhietti grandi che, giorno dopo giorno mi stanno aprendo un mondo che mai mi sarei immaginata prima d’ora. Vero?
R.



1 commento:

  1. Brava R. ...Continuerò a leggere il tuo blog (l'ho appena scoperto ehehe). Mi piace un sacco quello che scrivi!!! Beso Dory

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